di Christian Consalvo
Il passaggio dal sogno infantile alla disillusione dell’età adulta è uno dei passaggi più importanti e spesso traumatici del processo di crescita umano. Tutti possiamo ricordare quanto ardore, curiosità e stupore si celassero dietro ad uno o più atti di fede alla fantasia.
«Ero convinta che alla fine dell’arcobaleno
ci fosse un pentolone d’oro custodito da leprecauni».
Da bambini si è capaci di creare mondi, costruire realtà, popolare spazi vuoti con una facilità che svanisce piano piano nel cammino verso l’età adulta.
«Io ero proprio convintissima dell’esistenza degli elfi:
i segnali presenti sui tronchi degli alberi
che indicavano i sentieri erano le loro indicazioni
e le casettine in legno per gli uccelli erano le loro abitazioni».
Crescendo la fiducia, l’abbandono e la fede vengono a mancare. Ci si dimentica della potenza di quella porta che, se opportunamente spalancata, permetteva l’accesso a creature fantastiche. Creature magiche certamente inventate, eppure così reali.
«Credevo fosse possibile diventare una sirena,
calcolavo l’orario e il giorno giusto
a seconda della presenza della luna piena.
Poi ho capito che era impossibile».
I miti e le leggende nascono così, dalla fantasia, dall’esigenza di spiegare qualcosa di naturalmente inspiegabile.
«Sin da piccola ho pensato che i geoidi fossero stelle cadenti
arrivate sulla terra dopo la realizzazione di un desiderio.
Non ho mai cambiato idea».
Cosparsi di polvere di fata si raggiungono isole, si attraversano universi, si catturano le stelle. Fino a un certo punto. Fino al punto in cui si smette.
«È ovvio che ad oggi tutto ciò mi rende ancora curiosa,
ma nel momento in cui salgo su una macchina o su un treno
non c’è più quella atmosfera magica».
È possibile continuare a crescere tornando a sognare? Non più una questione di “tornare indietro” quindi, ma quasi di “tornare avanti”.
«In quello a cui credevo ora non credo più,
però se fosse possibile tornerei a crederci di nuovo».
Attraverso l’osservazione dell’opera “Dove dormono le stelle” dell’artista Valentina Colella, nasce la performance di teatrodanza site-specific “Dove Dormono le Stelle: la Genesi” di Christian Consalvo.
In scena le quattro performer Beatrice Scigliuzzo, Giorgia Segatto, Laura Violatto e Sara Gaboardi (provenienti dal Centro di Alta Formazione per la Danza “ArteMente” di Milano) rivivranno i sogni dell’infanzia tentando di eludere l’impatto con la disillusione dell’età adulta: fino all’azione cruciale, vera matrice dell’atto artistico, l’interazione tra opera d’arte e pubblico; una metamorfosi perenne volta al ricongiungimento con i propri sogni e desideri più profondi.
“Corteccia” è una performance site-specific, danzata da Giovanni Careccia, ispirata alla mostra “L’Uomo si fa Corteccia” di Carla Trivellone. L’uomo nel suo vivere quotidiano vive nel loop costante del “fare qualcosa” che lo allontana dal sentire. Sentire sé stesso, sentire l’altro, sentire il pianeta che lo circonda. Bisogna recuperarsi recuperare le nostre sensazioni. Tornare alla natura, tornare alla pelle. La pelle che ci avvolge e ci protegge. Pelle che porta i segni di una vita intera. La pelle, la nostra Corteccia.