Il FLIC – Festival Lanciano in Contemporanea nasce nel 2014 con la vocazione di proporre un festival di arte contemporanea che andasse oltre l’arte, nel tentativo di offrire input, suggestioni, spunti di riflessione che consentissero ai visitatori di portar via non delle certezze ma delle domande a cui trovare una risposta.
Anche nella sua V edizione, dal 20 luglio al 25 agosto 2019, l’ambizione resta la stessa, gli artisti e gli eventi che animano il FLIC 2019 ci raccontano di un’unica specie umana accomunata dall’essenzialità della vita e della morte, che affonda le proprie radici nella terra, viene al mondo da un identico utero ricolmo di acqua, che con l’acqua si disseta, a ritmo di musica danza. Questa umanità, che stoltamente ha imposto dei confini, ha creato esiliati in cerca di un’identità, ci ha reso sconosciuti ai nostri simili.
Antonella Scampoli
“Abbandoniamo la pratica delle forme di arte conosciute ed affrontiamo lo sviluppo di un’arte basata nell’unità di tempo e dello spazio … Si va formando una nuova estetica, nuove forme luminose attraverso gli spazi. Movimento, colore, tempo e spazio sono i concetti della nuova arte.”
Lucio Fontana, Manifesto tecnico dello spazialismo, Milano 1951
Il pensiero di Lucio Fontana, ancora attuale, rimanda alla pittura e alla scultura dei quattro artisti che il FLIC – Festival Lanciano In Contemporanea, giunto alla sua V edizione, ospita.
Le sculture di Giuseppe Colangelo, aperte nel loro spazio, evidenziano un forte attaccamento alla terra, alle radici, alla natura e ai luoghi d’infanzia. Le sue opere raccontano il seme della terra che si trasforma; la germinazione, inno alla vita e indice di libertà.
Domenico Di Genni si definisce un pittore coloniale contemporaneo. Il viaggiare gli ha permesso di conoscere nuove culture, popolazioni, tradizioni e paesi diversi. I suoi ritratti rappresentano svariate etnie, persone che vivono in totale libertà senza contaminazioni e trasmettono serenità, spontaneità, freschezza, gioia di vivere.
Ivad Bassil, in bilico tra la cultura libanese e italiana, realizza una serie di monocromi grigi per sottolineare il suo stato d’animo sospeso. I suoi lavori intendono creare un dialogo tra lo spettatore e l’opera, ovvero entrare dentro l’astrazione monocroma del quadro e carpire un’emozione, una suggestione.
Le sculture di Valentino Giampaoli rappresentano un gioco di aperture e di scelte, di possibilità, ipotesi, passaggi tra cui dimenarsi. Qualcosa che porta a prendere coscienza di sé stesso toccando con mano il mare sconfinato che galleggia oltre la vita, qualcosa che è inafferrabile.
Angela Troilo