21 agosto 2017, ore 21.30 – saranno presenti gli autori

DATI TECNICI
Regia: Massimo D’Anolfi e Martina Parenti
Anno di produzione: 2016
Cast: Marina Vlady, Leola One Feather, Felix Rohner, Sabina Scharer, Shin Kubota
Genere: Documentario
Durata: 121 min
Paese: Italia / Svizzera
Produzione: I Wonder Pictures

Trama

La comunità del Cheyenne River Reservation Camp, in South Dakota, celebra il funerale di un anziano che ha lottato per l’indipendenza e il riconoscimento dei diritti civili dei nativi americani. Restauratori e tecnici addetti alla conservazione delle statue del Duomo si applicano costantemente a dare nuova vita a quel simbolo di spiritualità cristiana che permane intatto nei secoli. La coppia svizzera composta da Felix Rohner e Sabina Schafer crea da decenni particolari strumenti musicali con pazienza artigiana nel laboratorio di Berna. Shin Kubota, docente all’Università di Tokyo, si dedica a studiare la Turritopsis, “medusa immortale”, dal ciclo vitale potenzialmente infinito, capace di mutamento e rigenerazione. Di tanto in tanto, dentro un cinema vuoto, l’attrice Marina Vlady interpreta alcuni passi dell’Immortale, dall’Aleph di Jorge Luis Borges.

Queste le coordinate di Spira mirabilis, sesto lavoro del duo di documentaristi Massimo D’Anolfi e Martina Parenti (collaborazione iniziata nel 2007 con I promessi sposi e proseguita tra i festival internazionali più ricercati, tra cui Toronto, Nyon, Locarno, Torino, con Grandi speranze, Il castello, Materia oscura e L’infinita fabbrica del Duomo, ai materiali del quale si attinge anche qui). I quattro set richiamano gli elementi naturali: rispettivamente, fuoco, terra, aria, acqua (più l’extra testo borgesiano, a fare da vademecum paradossale: “ho dialogato con filosofi che dicevano che prolungare la vita degli uomini è come prolungarne l’agonia”). Spirale meravigliosa descritta dallo scienziato svizzero seicentesco Jakob Bernoulli, Spira mirabilis è titolo che con perfetta e ambiziosa sintesi indica la tensione umana costante e laboriosa verso l’infinito, l’immortalità, tra un neo umanesimo dichiarato nelle note di regia e un panteismo (“tutto quel che ci circonda ci riguarda”, ricorda un nativo americano).

Concettuale, contemplativo, ermetico, il film scaturisce dalle idee di invecchiamento e rigenerazione, particolare e universale, micro e macro, convesso e concavo, in una riflessione stimolante sul senso del tempo e quindi della permanenza umana nel mondo. Le riprese in camera fissa (o eccezionalmente ancorata a qualcosa di meccanico che si muove, come un’auto o un carrello) testimoniano ogni trasformazione – dalle fasi di un restauro a un temporale, dall’analisi al microscopio a una nevicata con rigore e armonico senso della proporzione. E sono accostate per bastare a loro stesse, in un intenzionale, orgoglioso rifiuto del parlato, di voice over o didascalie esplicative, a parte i filmati d’archivio in pellicola sulle riserve indiane o il liberatorio, anche se tardivo, exploit dello scienziato giapponese in chiusura di film. L’assenza di parole intende lasciare il campo a un editing sonoro accurato, potente, a cura del musicista Massimo Mariani, collaboratore fisso della coppia di registi, che, tra i suoni metallici e percussivi delle diverse attività mostrate, ricrea atmosfere lattiginose, primordiali, sospese, di continua (ri)nascita.

Sono scelte elitarie, di pura astrazione, apprezzabili, che si prendono il rischio di alienare lo spettatore, in assenza di punti di riferimento certi a cui ancorare la visione, più presenti nelle intenzioni programmatiche che immediatamente veicolati sullo schermo; a tal proposito viene anche da domandarsi se una collocazione nella sezione Orizzonti, più sperimentale e anticonvenzionale, non sarebbe stata preferibile al Concorso di Venezia 73. O forse lo spaesamento è anche quello una forzatura intenzionale, il principio individuato da D’Anolfi e Parenti per enfatizzare l’incapacità, la finitezza umana di fronte al tutto, e quindi accompagnare chi guarda alla ricerca di senso e di bellezza. Del resto Spira Mirabilis, per usare uno stilema critico abusato, è davvero oggetto alieno, non identificabile, nel contesto del concorso di Venezia 73: ne mette addirittura in scena una replica, quando insiste sulle varie fasi di realizzazione di quegli strumenti, vicini allo steel pan, che sembrano astronavi, si chiamano hang e gubal e producono suoni potenti, ineludibili, fuori dal tempo.


BIOGRAFIA

Massimo D’Anolfi è nato a Pescara ed è videomaker dal 1993. Prima di dedicarsi alla regia ha studiato Letteratura orientale presso l’Università Orientale di Napoli. Insieme Martina Parenti ha fondato la società di produzione indipendente Montmorency Film. I due nel 2007 hanno realizzato insieme “I promessi sposi”, presentato al Festival di Locarno in Ici & Ailleurs e premiato al Festival dei popoli di Firenze e a Filmmaker Film Festival a Milano. Nel 2009 “Grandi speranze” è stato anch’esso presentato al festival di Locarno in anteprima mondiale in Ici & Ailleurs. Nel 2011 Il Castello, selezionato in tantissimi festival internazionali (Cinema du reel, Nyon; Hot Docs, Toronto; EIDF, Seoul; RIDM, Montreal; etc…), è stato premiato agli Hot Docs, Toronto con il Premio Speciale della Giuria e agli EIDF, Seoul con lo stesso riconoscimento, agli IDA Awards in Los Angeles con il Premio per la miglior Fotografia, al Torino Film Festival con il Premio Speciale della Giuria Italiana.doc e con Premio Avanti e in molti altri festival ancora. Nel 2013 “Materia Oscura” vince il Premio Corso Salani per il Miglior Work in Progress, viene presentato alla Berlinale (Forum) e inizia un lungo percorso festivaliero, ricevendo diversi riconoscimenti. Nel 2015, “L’Infinita Fabbrica del Duomo” viene presentato al 68mo Festival di Locarno nella sezione ‘Signs of Life’.

Martina Parenti è laureata in Storia e Critica del Cinema, ha lavorato per il cinema con diverse produzioni e per la televisione con la RAI. Insieme a Massimo D’Anolfi ha fondato la società di produzione indipendente Montmorency Film. I due nel 2007 hanno realizzato insieme “I promessi sposi”, presentato al Festival di Locarno in Ici & Ailleurs e premiato al Festival dei popoli di Firenze e a Filmmaker Film Festival a Milano. Nel 2009 “Grandi speranze” è stato anch’esso presentato al festival di Locarno in anteprima mondiale in Ici & Ailleurs. Nel 2011 Il Castello, selezionato in tantissimi festival internazionali (Cinema du reel, Nyon; Hot Docs, Toronto; EIDF, Seoul; RIDM, Montreal; etc…), è stato premiato agli Hot Docs, Toronto con il Premio Speciale della Giuria e agli EIDF, Seoul con lo stesso riconoscimento, agli IDA Awards in Los Angeles con il Premio per la miglior Fotografia, al Torino Film Festival con il Premio Speciale della Giuria Italiana.doc e con Premio Avanti e in molti altri festival ancora. Nel 2013 “Materia Oscura” vince il Premio Corso Salani per il Miglior Work in Progress, viene presentato alla Berlinale (Forum) e inizia un lungo percorso festivaliero, ricevendo diversi riconoscimenti. Nel 2015, “L’Infinita Fabbrica del Duomo” viene presentato al 68mo Festival di Locarno nella sezione ‘Signs of Life’.